Diverse cronologie di crolli sistemici

 
Diverse cronologie di crolli sistemici
Il fatto che il capitalismo privato occidentale stia crollando dopo la fine del socialismo statale di marca sovietica e cinese dovrebbe farci riflettere.
Si potrebbe infatti pensare che avrebbe dovuto essere il contrario, cioè là dove domina la politica (per quanto autoritaria sia) sull’economia, maggiore dovrebbe essere la resilienza alla propria implosione.
Invece così non è stato. In Cina la fine del maoismo (1976) ha innescato un processo mercantilistico che ha prodotto risultati impressionanti a livello mondiale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di mezzo secolo un Paese agricolo e, secondo i parametri occidentali, sottosviluppato, sarebbe potuto diventare la prima economia industrializzata del pianeta. Oggi il socialismo mercantile sembra che stia diventando un modello di sviluppo per l’intero Sud globale, intenzionato a uscire definitivamente dalle secche del globalismo neoliberista dell’occidente collettivo.
Quanto alla Russia, la svolta è avvenuta con Gorbaciov nel 1985, tradita da quello sciagurato anticomunista di Eltsin, e recuperata in corner dal pragmatico Putin, che, pur essendo lontano da qualunque ideologia socialista, ha saputo impedire al capitalismo privato degli oligarchi di disintegrare la Federazione Russa. E, nel fare questo, ha ripreso un certo nazionalismo a sfondo religioso e una vaga tradizione slavofila euroasiatica, che rimanda inevitabilmente al passato zarista.
In ogni caso nessuno dei due Paesi ha fatto pagare ad altri Paesi le conseguenze del fallimento della propria costruzione ideo-politica (prevalentemente focalizzata sull’industria pesante da parte della Russia, e sulle comuni agricole da parte della Cina).
Sì, ma perché il capitalismo occidentale sta iniziando a crollare solo adesso? Davvero un sistema dove l’economia domina la politica è più forte di un sistema dove esiste l’opposto? Davvero l’interesse materiale conta di più dell’ideologia politica?
Stalin e Mao avevano un potere immenso sul piano politico, che però non fu sufficiente per arginare la crescente crisi economica, che dopo la loro morte si palesò in tutta la sua drammaticità.
Oggi il progressivo declino dell’economia occidentale non riesce a essere scongiurato da nessuna dirigenza politica. Infatti gli statisti occidentali sono tutti delle mezze figure, marionette manovrate da poteri occulti, industriali e finanziari, che agiscono dietro le quinte. Questi poteri, piuttosto che arrendersi all’evidenza, stanno pensando di sostituire la democrazia formale con la dittatura reale del capitale. E la vogliono far pagare al mondo intero.
Non possono assolutamente sopportare l’idea che due potenze come la Cina (forte economicamente) e la Russia (forte militarmente) stiano convincendo il Sud globale a emanciparsi dal neocolonialismo occidentale sui piani economico-finanziario e militare, dopo averlo fatto su quello politico negli anni ’60 e ’70.
Perché è di questo che, in definitiva, bisogna parlare. Il capitalismo occidentale sta crollando perché non può sopportare una liberazione integrale di chi l’ha abituato da mezzo millennio a vivere di rendita, permettendogli di sfruttare risorse umane e naturali altrui.
La Russia e la Cina non hanno mai potuto farlo. L’autoritarismo era tutto interno alle loro nazioni. Il crollo non avrebbe avuto alcun motivo di scatenare una terza guerra mondiale. Anzi oggi son proprio queste due nazioni, ampiamente meritevoli per aver saputo fare i conti coi propri limiti strutturali, che possono impedire all’occidente di comportarsi in maniera irrazionale.di Mikos Tarsis

GLI ALISCAFI NON PARTONO E LA STUDENTESSA PERDE L’ESAME. AMAREZZA E RABBIA PER L’ENNESIMO SCHIAFFO IN FACCIA ALLA NOSTRA COMUNITA’ ED ALLE SUE ENERGIE MIGLIORI.

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ADESSO BASTA!
La storia della nostra giovane studentessa che questa mattina non è riuscita a raggiungere la terraferma per sostenere un esame all’università è una storia triste della quale siamo tutti responsabili e della quale dovremmo vergognarci, tutti.
Serve a poco esprimere strumentale solidarietà per l’ennesima vittima di un Isola che non funziona, un Isola non all’altezza dei tempi che viviamo, delle speranze e delle ambizioni dei nostri giovani, dei loro talenti, delle loro aspirazioni, come dei diritti alla salute ed alla vita di tanti nostri concittadini.
Che dire un vero schifo, come il silenzio complice e connivente dei più.
Una classe politica ed imprenditoriale che dovrebbe solo provare imbarazzo per quanto accade, tutti i giorni.
Ed il problema non può essere solo quello di non avere porti e mezzi sicuri, o di un sistema sanitario che non funziona, o di un’isola tutt’altro che sicura, il problema è rappresentato dalle qualità umane di chi ricopre ruoli di responsabilità, dalla incapacità di dare risposte credibili alle domande dei nostri giovani, delle nostre donne, dei nostri anziani, dei nostri ammalati.
Intanto le compagnie di navigazione provino a dare le opportune spiegazioni sul perché delle mancate partenze di questa mattina e di quanto, troppo spesso, accade, senza prendere in giro i nostri giovani e, soprattutto, chiedano scusa! di vito iacono

Russia, un plebiscito per il “dittatore” Putin. Carlo Alberto Tregua |

 

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martedì 19 Marzo 2024

Russia, un plebiscito per il “dittatore” Putin

Affari con gli altri “dittatori”

È la solita storia dei “due pesi e due misure”. In questa fase dei rapporti fra Occidente e Russia, quest’ultima è messa all’angolo per l’indubbia colpa attribuitagli per l’invasione dell’Ucraina.
Però, gli analisti si sono ben guardati dal sottolineare che i territori ucraini ripresi con la forza da Putin erano stati territori russi, con la popolazione di lingua russa, di religione russa e di tradizione russa.
Intendiamoci, nessuna giustificazione per un atto di forza, che dimostra prepotenza; ma questo non ci esime dal vedere i fatti con sguardo chiaro, senza paraocchi.

Le informazioni che sono arrivate in queste ore relative alle elezioni che si sono svolte nell’immenso territorio della Federazione Russa dicono che vi è stata una sorta di plebiscito per quello che l’Occidente considera un “dittatore”, cioè Vladimir Putin, sottolineando che non aveva competitori, che gli/le elettori/trici sono stati/e forzati/e e che, insomma, quella russa non è democrazia, ma autocrazia.

Sarà vero o meno non tocca a noi dirlo, perché vi è una totale carenza di informazioni nell’altro verso, che bilancerebbero le prime. In assenza di informazioni di una parte, ogni giudizio andrebbe sospeso.
Anche i corrispondenti delle reti radio-televisive italiane hanno confermato che non vi sono stati disordini, che gli/le elettori/trici sono andati/e ordinatamente ai seggi, che gli/le astenuti/e, come dissenso, non sono poi stati/e tanti/e e che comunque tutti/e coloro che hanno giustamente ricordato Navalny non sembra siano stati/e disturbati/e.

Tutto ciò premesso, non possiamo evitare di sottolineare i comportamenti strabici dell’Occidente. Per esempio, nulla di tutto questo è accaduto quando vi sono state le elezioni in Turchia, che hanno confermato il presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale non passa certo per uno che rispetta molto la democrazia. Tutt’altro.
Ricordiamo che quel Paese si trova dentro la Nato, la quale si è ben guardata dall’elevare critiche nei confronti del suo alleato. Inoltre va evidenziato che l’Unione europea paga alla Turchia ben tre miliardi l’anno per tenere chiuse le frontiere evitando le ondate migratorie.

Dobbiamo anche sottolineare che quando l’Unione europea, sconsideratamente, pose le sanzioni economiche nei confronti della Russia, il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, disse che avrebbe sostituito il petrolio russo con quello algerino.
Vero, l’ha fatto, ma neanche in Algeria vi è la democrazia. Anche in quel Paese vi è un “dittatore”, Abdelmadjid Tebboune, e in ogni caso l’effetto di quel geniale colpo di testa è stato di triplicare il costo dell’energia passando da un dittatore all’altro.

Venendo ai nostri giorni, abbiamo assistito ad ampi reportage radio-televisivi, e letto ampie notizie sui siti, della spedizione al Cairo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del nostro primo ministro, Giorgia Meloni, per firmare un accordo con Al Sisi, al fine di bloccare le frontiere in uscita dei/delle migranti, tutto ciò portando in omaggio al Presidente egiziano un importo non indifferente di 7,4 miliardi di euro.
Dunque, omaggi e soldi ad un altro “dittatore” che però in questo caso viene trattato da amico, contrariamente al nemico Putin.

Con questo editoriale tentiamo di fare riflettere i/le cortesi lettori/trici su un punto inequivocabile: chi fa muovere l’economia mondiale e chi fa muovere l’informazione, che ne è subordinata, è sempre il denaro.

Si usa dire che l’argent fait la guerre, ovvero che dietro tutti gli eventi bisogna chercher l’argent; solo così si possono capire i moventi delle azioni di ciascuno/a e le possibili conseguenze.
Un dato è certo: l’Ue si è castrata con le sanzioni alla Russia e ha fatto andare in recessione la cosiddetta locomotiva tedesca e non solo.

In questo quadro stona ancora la posizione dell’Unione europea nei confronti dell’Ucraina, che non ha più militari da mandare al fronte, né ha proiettili o missili, non riesce più a fare la manutenzione dei carri armati, ma ha un Presidente che continua a dire: “Vinceremo la guerra”.

Si usa dire “meglio senno che ricchezze”. Ma Zelensky non ha né l’uno né le altre.

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martedì 19 Marzo 2024

Affari con gli altri “dittatori”

È la solita storia dei “due pesi e due misure”. In questa fase dei rapporti fra Occidente e Russia, quest’ultima è messa all’angolo per l’indubbia colpa attribuitagli per l’invasione dell’Ucraina.
Però, gli analisti si sono ben guardati dal sottolineare che i territori ucraini ripresi con la forza da Putin erano stati territori russi, con la popolazione di lingua russa, di religione russa e di tradizione russa.
Intendiamoci, nessuna giustificazione per un atto di forza, che dimostra prepotenza; ma questo non ci esime dal vedere i fatti con sguardo chiaro, senza paraocchi.

Le informazioni che sono arrivate in queste ore relative alle elezioni che si sono svolte nell’immenso territorio della Federazione Russa dicono che vi è stata una sorta di plebiscito per quello che l’Occidente considera un “dittatore”, cioè Vladimir Putin, sottolineando che non aveva competitori, che gli/le elettori/trici sono stati/e forzati/e e che, insomma, quella russa non è democrazia, ma autocrazia.

Sarà vero o meno non tocca a noi dirlo, perché vi è una totale carenza di informazioni nell’altro verso, che bilancerebbero le prime. In assenza di informazioni di una parte, ogni giudizio andrebbe sospeso.
Anche i corrispondenti delle reti radio-televisive italiane hanno confermato che non vi sono stati disordini, che gli/le elettori/trici sono andati/e ordinatamente ai seggi, che gli/le astenuti/e, come dissenso, non sono poi stati/e tanti/e e che comunque tutti/e coloro che hanno giustamente ricordato Navalny non sembra siano stati/e disturbati/e.

Tutto ciò premesso, non possiamo evitare di sottolineare i comportamenti strabici dell’Occidente. Per esempio, nulla di tutto questo è accaduto quando vi sono state le elezioni in Turchia, che hanno confermato il presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale non passa certo per uno che rispetta molto la democrazia. Tutt’altro.
Ricordiamo che quel Paese si trova dentro la Nato, la quale si è ben guardata dall’elevare critiche nei confronti del suo alleato. Inoltre va evidenziato che l’Unione europea paga alla Turchia ben tre miliardi l’anno per tenere chiuse le frontiere evitando le ondate migratorie.

Dobbiamo anche sottolineare che quando l’Unione europea, sconsideratamente, pose le sanzioni economiche nei confronti della Russia, il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, disse che avrebbe sostituito il petrolio russo con quello algerino.
Vero, l’ha fatto, ma neanche in Algeria vi è la democrazia. Anche in quel Paese vi è un “dittatore”, Abdelmadjid Tebboune, e in ogni caso l’effetto di quel geniale colpo di testa è stato di triplicare il costo dell’energia passando da un dittatore all’altro.

Venendo ai nostri giorni, abbiamo assistito ad ampi reportage radio-televisivi, e letto ampie notizie sui siti, della spedizione al Cairo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del nostro primo ministro, Giorgia Meloni, per firmare un accordo con Al Sisi, al fine di bloccare le frontiere in uscita dei/delle migranti, tutto ciò portando in omaggio al Presidente egiziano un importo non indifferente di 7,4 miliardi di euro.
Dunque, omaggi e soldi ad un altro “dittatore” che però in questo caso viene trattato da amico, contrariamente al nemico Putin.

Con questo editoriale tentiamo di fare riflettere i/le cortesi lettori/trici su un punto inequivocabile: chi fa muovere l’economia mondiale e chi fa muovere l’informazione, che ne è subordinata, è sempre il denaro.

Si usa dire che l’argent fait la guerre, ovvero che dietro tutti gli eventi bisogna chercher l’argent; solo così si possono capire i moventi delle azioni di ciascuno/a e le possibili conseguenze.
Un dato è certo: l’Ue si è castrata con le sanzioni alla Russia e ha fatto andare in recessione la cosiddetta locomotiva tedesca e non solo.

In questo quadro stona ancora la posizione dell’Unione europea nei confronti dell’Ucraina, che non ha più militari da mandare al fronte, né ha proiettili o missili, non riesce più a fare la manutenzione dei carri armati, ma ha un Presidente che continua a dire: “Vinceremo la guerra”.

Si usa dire “meglio senno che ricchezze”. Ma Zelensky non ha né l’uno né le altre.

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Michele del Deo indignato per la cittadinanza onoraria consegnata all’apertua della Colombaia di Luchino Visconto al sottosegre tarioalla giustizia italiana A.Del Mastro delle Vedove

[12:28, 15/10/2023] Michele Del Deo: Chi politicamente proviene dalle “estreme”, non importa se di sinistra o di destra, conosce bene il valore dei simboli.

Perciò, conferire la cittadinanza onoraria a un esponente di governo di FDI (il Sottosegretario alla Giustizia Del Mastro) in quella che fu la dimora di Luchino Visconti, perdipiù nel giorno di riapertura della stessa, non può essere rubricato a fatto meramente istituzionale.

Al contrario è un preciso atto politico, quasi una profanazione, e negli ambienti post-fascisti, dove il simbolico è perfino più importante che a sinistra, hanno giustamente ben presente questi aspetti (e ovviamente hanno di che rallegrarsene).

Incredibilmente non ne hanno contezza, invece, i giovani progressisti presenti in maggioranza a Forio. Ma se uno nun ‘o tene, nun ‘o tene, inutile girarci attorno
[12:34, 15/10/2023] Michele Del Deo: Forio d’Ischia.”Fuori i Fascisti da La Colombaia”, la protesta nel corso della consegna della cittadinanza onoraria al sottosegretario di Del Mastro nella storica villa che fu del partigiano Luchino Visconti – Il Sottosegretario Andrea Del Mastro Delle Vedove (Fdl), riceve le chiavi di Forio, nel corso della cerimonia… – Positano News https://www.positanonews.it/2023/10/forio-dischia-fuori-i-fascisti-da-la-colombaia-la-protesta-nel-corso-della-consegna-della-cittadinanza-onoraria-al-sottosegretario-di-del-mastro-nella-storica-villa-che-fu/3669271/?share_from=whatsappm di michele del deo

Michele del Deo,vice presidente del movimento” Forio é ” Tua” che fa capo al suo laeder Vito Iacono, consigliere comunale della terra saracena, racchiude nei Suoi articoli con le Sue doti di onestà intellettuali tutto ciò che é stata la sinistra italiana. E contestualmente denuncia una apologia del fascismo sia a livello locale-nazionale-  internazionale.La cittadinanza  onoraria voluta dall’attuale amministrazione   Stany Verde al sottosegretario della giustizia italiana Andrea Del Mastro Delle Vedove ha suscitato ulteriore indignazione nel vice presidente Michele del Deo.Per Noi tutti consapevoli di ciò che il nazifascismo é stato rendere omaggio a un esponente del governo nella Villa del regista partigianio Luchino Visconti ha provocato come nel Del Deo la stessa indignazione.E’ sembrato opportuno inserire in questo blog www.vocidaischia.it di estendere la notizia a livello mondiale affinchè una vergogna enorme come quella perpetrata a livello locale foriano non si ripeta mai più.l.m.

LACCO AMENO, A VILLA ARBUSTO INCONTRO CON il regista ischitanoLEONARDO DI COSTANZO

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Sabato 16 settembre alle 20.30 il regista ischitano dialogherà con Giuliano Compagno e Claudia Geminiani, autori di due volumi a lui dedicati: “Vivere l’assedio” e “Leonardo Di Costanzo. Il tempo sospeso del racconto”
Un appuntamento dedicato al cinema italiano contemporaneo e a uno dei suoi narratori più rigorosi e profondi: Leonardo Di Costanzo. Sabato 16 settembre alle ore 20.30, nel parco di Villa Arbusto a Lacco Ameno, il regista ischitano dialogherà con due autori di recenti saggi che indagano la sua opera cinematografica: Giuliano Compagno, saggista e scrittore, autore del libro “Leonardo di Costanzo. Il tempo sospeso del racconto” (ediz. Castel Negrino, 2023) e Claudia Geminiani, saggista co-autrice del volume “Vivere l’assedio. Il cinema di Leonardo di Costanzo” (ed. La conchiglia di Santiago, 2023).
L’incontro, nato da un’idea del Circolo Georges Sadoul di Ischia in collaborazione con la Biblioteca Comunale Antoniana, il Comune di Lacco Ameno e Regione Campania, è un evento speciale della Scuola d’alta formazione “L. Visconti” diretta da Luigi Paini e intitolata alla memoria di Torino Della Vecchia.
Un’occasione che, attraverso il confronto tra Di Costanzo e gli autori dei due volumi a lui dedicati, permetterà di approfondire la conoscenza della poetica di un regista che – come ha scritto Goffredo Fofi – “ha finito per imporsi come uno dei più onesti narratori del nostro presente”. Un autore in grado di affrontare il reale, con le sue ambiguità e le sue contraddizioni, senza timori o chiavi di lettura preconcette, sia nella forma del documentario che in quella del cinema di finzione.
«Siamo estremamente felici e orgogliosi di poter ospitare a Villa Arbusto uno dei più importanti registi italiani e di presentare qui, a Lacco Ameno, due libri che raccontano la forza del suo cinema e del suo sguardo sulla realtà, ma anche il retroterra culturale e sociale che parte proprio dall’isola d’Ischia e che ha contribuito alla sua formazione» ,ha commentato il vicesindaco di Lacco Ameno con delega alla Cultura e Turismo Carla Tufano.
Nato a Ischia nel 1958, laureatosi all’Università Orientale di Napoli con una tesi in Storia delle religioni, Di Costanzo si trasferisce negli anni Ottanta a Parigi, dove studia agli Ateliers Varan, scuola-laboratorio di cinematografia fondata nel 1981 dall’antropologo e regista francese Jean Rouch allo scopo di fare del “cinéma vérité”, cuneo indispensabile per indagare la realtà del mondo ex-coloniale, e che si alimenta della ricchezza multiculturale per diventare più libero, necessario e potente.
“Prove di Stato”, “A scuola”, “Odessa” “Cadenza d’inganno” sono tasselli che indagano la realtà e i suoi conflitti con spirito civile, senza enfasi e nel pieno rispetto che ogni personaggio pretende dentro l’ambiente che lo esprime. “L’intervallo”, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2012 e premiato con un David di Donatello, segna l’approdo alla finzione cinematografica. Un racconto duro e poetico che taglia la carne viva di un territorio, e di un tessuto sociale, quello napoletano, dove spesso non esiste via di scampo. Nel suo ultimo lavoro, “L’intrusa”, alla Quinzaine des Realisateurs del Festival di Cannes, l’umanità è costretta a fronteggiare logiche di pensiero e di dominio talmente incise nella vita di tutti i giorni da non poter essere più rimosse.
“Ariaferma”, il suo ultimo lungometraggio, ha vinto due David di Donatello, ottenendo un ottimo riscontro presso la critica italiana e internazionale.
Da tempo alterna la sua attività di registra con l’insegnamento presso gli Ateliers Varan.
Inoltre a tenuto corsi di cinema documentario presso la FEMIS di Parigi, l’ESAV di Marrakech, l’EICTV di Cuba, il CISA di Lugano e CSC di Palermo.
I suoi ultimi lavori sono: “Procida”, documentario collettivo realizzato da 13 ragazzi dai 17 ai 25 anni (di cui Di Costanzo è stato direttore e supervisore), presentato in anteprima all’ultimo Festival del cinema di Locarno; “Welcome to paradise”, cortometraggio realizzato con “Bottega XNL – Fare Cinema”, lo storico corso di alta formazione cinematografica di Fondazione Fare Cinema, presieduta da Marco Bellocchio.
L’ingresso è gratuito.
L’accesso a Villa Arbusto è consentito solo da Via Circumvallazione.
L’ingresso da Corso Angelo Rizzoli è temporaneamente chiuso per lavori.di Maria D’Ascia
Per Info e orari: www.pithecusae.it
Tel. 081 99 61 03

Incendi dolosi:La legge 353 prevede la caccia vietata per 10 anni nelle zone boscate sopraffatte dagli incendi

Forse non sanno che:
INCENDI DOLOSI
la legge 353 del 2000 OBBLIGA I COMUNI a inserire nel CATASTO INCENDI le Aree percorse dal fuoco. Il provvedimento va notificato ai proprietari dei terreni
L inserimento nel Catasto incendi fa scattare alcune norme
1) Non è possibile edificare nulla sull area x 10 anni (e questo da noi è già vietato)
2)È VIETATO il cambio di destinazione d’uso x 15 anni
NESSUNA LOTTIZAZIONE È POSSIBILE
3)È vietato il rimboschimento, quindi niente assunzioni x i forestali
3)È VIETATO IL PASCOLO, quanti terreni vengono incendiati x avere erba fresca
4)È VIETATA LA CACCIA PER 10 ANNI
Se i comuni e le prefetture applicano la legge forse diminuiranno gli incendi dolosi
——-Chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Se l’incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.augusto coppola
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "353 prevede che la caccia sia vietata per dieci anni nelle zone boscate i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, senza porre condizioni connesse alla dimensione della superficie bruciata o al fatto che il bosco sia o meno tabellato. 13 giu 2022"
Tutte le reazioni:

Tu e altri 5

 

Percorsi napoletani.Presentazione del M.Raffaele De Maio .Promosso dall’ass.Radici

“Percorsi napoletani”

Nel contesto di “Settembre sul sagrato” presso la Congrega di Santa Maria di Visitapoveri una visita della città di Napoli narrata dal M° Raffaele De Maio.


Come di consueto ripartono gli appuntamenti settembrini dell’antica Arciconfraternita di Santa Maria di Visitapoveri organizzati dal Priore Avvocato Maria Anna Verde e le prime due serate vedranno protagonista il M° Raffaele De Maio che ci guiderà in una passeggiata attraverso i luoghi più significativi nella storia di Napoli, introdotti sotto il profilo storico culturale.

L’evento promosso dall’Associazione Radici e in particolare curato dalla Dottoressa Maria Rita Ascanio e dalla Dottoressa Carla De Maio, si articola in due serate: domenica 3 Settembre ore 21.00 e martedì 5 Settembre 2023 sempre alle 21.00

L’itinerario storico culturale si snoda attraverso le strade di Napoli e sarà illustrato con dovizia di particolari storico culturali e piacevoli aneddoti. Domenica si parte da Piazza Plebiscito fino alla Villa Comunale, mentre martedì si riprende il percorso dalla Villa Comunale ai Decumani con ritorno a Piazza Plebiscito.

Le manifestazioni sul sagrato continueranno poi con la presentazione del libro di Don Cristian Solmonese “ ….e il discepolo si fece carne” il 6 Settembre 2023 ore 20.30: la fatica di dare concretezza al proprio discepolato. Converseranno con l’autore Maria Anna Verde. Lucia Penza.

8 Settembre 2023 ore 20.30 Voce ‘e figlio. Canti, devozioni, racconti popolari ispirati al culto delle Sette Sorelle Madonne. Con Enzo Tammurriéllo e Arianna Pecoraro.

15 Settembre 2023 ore 20.30 Presentazione del libro della Prof. Carmela Politi Cenere “La soglia del sublime. Amori Napoletani” Graus Editore. Converseranno con l’autrice Maria Anna Verde e Lucia Penza.

L’associazione Radici, grata al Priore e all’Arciconfraternita per l’ospitalità, invita tutti a partecipare alle serate.

Altre notizie alla pagina https://www.iltorrioneforio.it/it/eventi/percorsi-napoletani

A cura dell’Associazione Culturale Radici luigi castaldi

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Un territorio devastato dall’incuria, dall’abbandono, dal degrado, dall’inefficienza amministrativa e di una politica che non è in grado di avere una visione strategica che parta dalla salvaguardia, dalla valorizzazione della nostra terra e del nostro mare.
E così che l’area pedemontana brucia, per mano dell’uomo, o crolla per l’incuria dell’uomo.
Non è difficile ripartire pensando di doversi prendere cura della propria terra e per essa della propria gente.
Ma è fondamentale dare concretezza ai buoni propositi, che nello specifico neanche ci sono. Non ho letto o sentito nessun grido di dolore da parte di qualche politico impegnato, nessuno che abbia detto basta, che è necessario ripartire dalle cose serie a cominciare dalla messa in sicurezza dell’intera Isola, dalla definizione di un piano di forestazione serio, dalla creazione di infrastrutture tese a limitare crolli ed incendi, oltre le chiacchiere dello stesso commissariato.
Sono passati 9 mesi dall’ultimo evento catastrofico e tra poco comincerà un’altra stagione critica per i fenomeni meteorologici e l’Isola è tutt’altro che al sicuro ed il territorio tutt’altro che monitorato. L’incendio ne è una viva testimonianza.
Il resto è solo inutile propaganda e vergognosa pubblicità, compresa la storia del drone. Quell’incendio andava prevenuto, non domato!
Non è più rinviabile la costituzione di un tavolo permanente tra le istituzioni, scuola compresa, il mondo dell’associazionismo, per la costituzione del parco dell’isola d’Ischia, ma ancora di più per la implementazione di un sistema, di una rete, che provveda a rendere efficiente un serio piano di protezione civile per l’intera Isola, ed alla gestione del rischio anche con una campagna a sostegno del recupero delle aree pedemontane da mettere a regime con innovative tecniche di conduzione ed anche di vegetazione.
Dobbiamo fare tutto, tranne che stare zitti o voltarci dall’altra parte! vito iacono
Potrebbe essere un'immagine raffigurante incendio

Forio d’Ischia e la sua viabilità vista da Vito Iacono nell’anno del signore 2023

FORIO … IL PAESE DOVE NON E’ POSSIBILE PENSARLA DIVERSAMENTE!
Non è onesto mistificare una misura minima di viabilità come segno tangibile e credibile di valorizzazione di un centro storico;
non è onesto limitarsi al nulla, per agevolare pochi amici e non inserire la stessa in un complesso di misure tese a delocalizzare attività commerciali incompatibili con la definizione stessa di centro storico;
non è onesto dire bugie o puntare l’indice su chi chiede misure di buon senso per raggiungere l’unica farmacia del centro che CHIUDE ALLE 13.30, esattamente per favorire il raggiungimento della sede in quella mezz’ora di apertura, senza avere il coraggio di vietare il passaggio di mezzi pesanti, che violano e contaminano, e deturpano, e distruggono un centro storico, la pavimentazione del corso a prescindere dalle ore in cui lo attraversano, imponendo lo scarico delle merci con mezzi elettrici;
non è onesto e giusto chiuedere un tratto di strada per il deflusso delle auto ai margini della ZTL, almeno nelle ore di apertura della stessa, per favorire un’attività commerciale;
non è onesto e giusto contaminare un piazzale nel pieno centro storico con una spesa di milioni di euro per ridurlo ad un parcheggio di taxi;
non è onesto esibire politiche di valorizzazione dei centri storici, che, se ne facciano una ragione, sono anche abitati, allontanando le fermate dei servizi pubblici dagli stessi;
non è onesto praticare politiche di valorizzazione dei centri storici a piazze alterne, mi chiedo perché a Panza non si chiude il centro storico, almeno per alcuni giorni e nelle ore serali cosentendo agli esercizi commerciali di utilizzare spazi più ampi per animare la piazza ed offrire maggiori servizi ai turisti. Spero non sia per lo stesso motivo di Forio che però, produce effetti contrari. A Panza non è centro storico!;
non è onesto parlare di politiche di valorizzazione delle attività commerciali e non avere il coraggio di prevedere il blocco delle auto almeno per il tratto di strada interessato dalle iniziative e dalle 23 alle 2 del, non condiviso, modello del giovedì foriano, fatta eccezione per i residenti in quell’area mettendo a rischio la sicurezza degli astanti o chiedere agli stessi di chiduersi i rifiuti in “casa”;
non è onesto procedere a misure ad hoc per pagare cambiali elettorali o farla pagare a chi non li ha votati;
non è onesto deviare l’attenzione sullo scarico delle merci quando la mia sollecitazione si riferiva ESCLUSIVAMENTE per il ritiro dei farmaci e/o il ritiro o il deposito della spesa;
non è onesto riferirsi ad altre ZTL del mondo dove i residenti godono, comunque, di badge e permessi per attraversarli e dove comunque insistono infrastrutture e servizi che rendono possibili determinate, condivisibili, chiusure;
non è onesto esibire una sensibilità verso i centri storici, dopo anni di silenzi complici e conniventi, di vicoli sporchi e bui, di affari e malaffare, che hanno di fatto contaminato, inquinato irreversibilmente il centro storico, e non solo, di Forio riducendolo ad una discoteca a cielo aperto, dove si faceva musica anche quando proprio non era il caso con spettacoli indegni di un paese civile.
Ma non c’era da aspettarsi cose diverse da una minoranza rumorosa, il risultato elettorale non supera il 42% degli aventi diritto al voto che, vincendo le elezioni, ha pensato con violenza, arroganza, superbia di occupare il potere ed il paese, avendo la presunzione di non lasciare spazio al dissenso, ad un confronto democratico schietto e diretto, senza trascendere nell’insulto e nell’offesa.
Non c’era da aspettarsi cose diverse da chi ha usato ed abusato, ed abusa ancora del centro storico e della sua vocazione storica e naturale.
Non c’era da apettarsi cose diverse da chi ha pensato di segnare il territorio ed il centro storico con fumogeni e tifo da stadio per la vittoria di una competizione elettorale, non di una competizione sportiva.
Non c’era da aspettarsi cose diverse da chi ha fatto orecchi da mercante quando i cittadini residenti lamentavano e lamentano gli eccessi, anche notturni, nel centro storico.
Non c’era da aspettarsi cose diverse da chi alle sollecitazioni a mezzo mail con proposte dettagliate e specifiche, anche su viabilità e traffico, risponde buttandola nella caciara dei social senza l’educazione ed il garbo istituzionale di un men che minimo riscontro.
Che dire, ancora una volta questione di stile che, come il coraggio di Don Abbondio, se non lo si ha, non lo si può dare, con buona pace dei suoi tifosi.
Spero che la maggioranza silenziosa si risvegli dal torpore, che le buone coscienze e le belle intelligenze comincino a testimoniare verità ed indignazione.
E che le feste, e le luci e le sagre e gli spettacoli indegni della nostra tradizione, della nostra storia, dell’architettura dei nostri centri storici, lascino spazio alla CIVILTA’ di un patrimonio culturale di nuovo fruibile e nella disponibilità dei cittadini residenti e dei turisti e che i nostri Artisti non siano più costretti ad emigrare per esporre la propria arte!!! vito iacono

iornata mondiale dell’ambiente: la Soka Gakkai italiana impegna un milione di euro per progetti a protezione dell’ambiente

Pubblichiamo il comunicato stampa diffuso oggi dall’IBISG in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente

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L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai impegna un milione di euro per progetti a protezione dell’ambiente.
Oltre un milione già erogato nel 2021, 2022. Lanciata la campagna “Cambio io cambia il mondo”.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, per ribadire il suo impegno a favore dell’ambiente, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai per il 2023 ha deciso di annunciare che destinerà un milione di euro, nell’ambito della programmazione dei fondi dell’8×1000, a iniziative legate all’area ambiente. Cifra che si aggiunge agli 1.7 milioni di euro (sempre dei fondi 8×1000), erogati nelle campagne 2021 e 2022 per progetti sull’ambiente.

In occasione di questa giornata mondiale, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai rilancia il suo impegno a promuovere in ogni persona la consapevolezza di essere agenti di cambiamento nell’affrontare sfide come i mutamenti climatici e la protezione dell’ambiente.
Tutto questo nella profonda consapevolezza che il futuro che desideriamo può essere realizzato solo quando c’è una comprensione personale profonda del fatto che siamo noi stessi a dover tradurre in azioni concrete i valori di sostenibilità e preservazione del nostro pianeta.

Sostenendo il valore dell’umanesimo buddista come principio ispiratore, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ha destinato i fondi dell’8×1000 a sostenere attività sociali e umanitarie nelle principali aree di intervento: i diritti umani, l’educazione, l’ambiente, la cultura e la ricerca. Queste aree, strettamente interconnesse, riflettono l’impegno dell’associazione nel rispetto per la dignità della vita in ogni sua forma.

Come ribadito dal maestro Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, é importante che ogni individuo sia incoraggiato a nutrire un senso di leadership capace di generare onde di cambiamento in seno alle nostre comunità e società. Solo allora potremo realizzare l’obiettivo di una società globale sostenibile in cui sia riconosciuta suprema importanza alla dignità innata della vita.

I progetti sull’ambiente promossi dall’associazione sono diversificati e mirano a raggiungere obiettivi significativi. Il progetto “Climate Change? Claim the Change!” promosso dalla Fondazione ACRA si propone di promuovere una scuola più inclusiva e consapevole delle dinamiche globali, ripensandola nel contesto post emergenza Covid-19. E con “Agiamo per cambiare!” sempre in collaborazione con la Fondazione ACRA, si mira a rafforzare la coscienza ambientale delle giovani generazioni. “Il verde in città” si propone di rigenerare aree verdi in disuso per trasformarle in spazi pubblici a beneficio dei cittadini di Bologna. “ALL – Agro Living Lab Ponticelli” punta a creare nuovi spazi verdi di inclusione, condivisione e cittadinanza attiva in Campania.

Un altro progetto, “AGES – Agroforesta Ecologica Sociale”, si concentra sull’implementazione di un sistema agroforestale su terreni confiscati alla criminalità organizzata. “Giovani NEET per la sostenibilità” in collaborazione con l’Associazione Salam, promuove la partecipazione dei giovani in ambiti sociali e lavorativi legati alla sostenibilità.

L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai si impegna anche in progetti internazionali, come “Fotovoltaico sostenibile in Burundi” per garantire alle comunità locali l’accesso all’energia e all’acqua potabile e Energia solare in Mozambico” per favorire lo sviluppo economico delle popolazioni rurali in Africa attraverso l’accesso all’energia rinnovabile.

Inoltre, il progetto “Ancora natura per il Col di Lana” si propone di ricostruire la foresta distrutta dalla tempesta Vaia, un simbolo dei danni causati dal riscaldamento globale in Italia.

Altri progetti comprendono “Da discarica a bosco urbano” per bonificare e restituire ai cittadini il parco regionale di Aguzzano, “Habitat”, nel salernitano, per costruire un luogo innovativo ed inclusivo attraverso il recupero di terreni abbandonati.

Infine, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ha realizzato la campagna “Cambio io, cambia il mondo: pensare globalmente, cambiare interiormente, agire localmente” che ha come obiettivo la trasformazione individuale per realizzare azioni nella propria comunità che portino a un impegno in prima persona sulle grandi sfide del nostro tempo come, appunto, la crisi climatica, in linea con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’agenda ONU 2030.

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