Informazioni su Lucia Manna

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La riconquista della sovranità finanziaria .Scadenza cruciale per riacquistarla entro il 31 dicembre 2025.Il movimento” Siamo noi invita5

POST URGENTE: SìAMO CHIEDE LA RICONQUISTA DELLA SOVRANITÀ FINANZIARIA! 🇮🇹
BASTA DELEGARE: LA CASSA DELLO STATO DEVE TORNARE AL MEF!
Cittadini, è tempo di agire su una scadenza cruciale per il futuro economico della Nazione!
La Convenzione tra lo Stato e la Banca d’Italia per la gestione della Tesoreria Centrale scade il 31 DICEMBRE 2025. Se il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) non invierà la disdetta entro quella data, l’accordo sarà automaticamente rinnovato fino al 2050!
🛑 PERCHÉ DIRE NO AL RINNOVO?
GESTIONE MILIARDARIA A SOGGETTI PRIVATI: Bankitalia gestisce i pagamenti e gli incassi dello Stato per oltre 2.000 miliardi di euro. Ricordiamo che, pur essendo definita istituto di diritto pubblico, Bankitalia è detenuta per il 95% da banche e assicurazioni private. È inaccettabile che la cassa nazionale sia gestita da un organismo a maggioranza privata!
COSTI E TRASPARENZA: Riconquistare la gestione diretta significa avere maggiore controllo sui costi e garantire la massima trasparenza sulla movimentazione del denaro pubblico.
🎯 LA PROPOSTA SìAMO: TESORERIA DIRETTA!
Come già sollevato dall’avvocato Roberto Ionta e altri, chiediamo al Ministro del MEF, Giancarlo Giorgetti, di non rinnovare l’accordo.
Se lo Stato disdice la convenzione, chi deve gestire la cassa?
La risposta è chiara: DEVE GESTIRLA DIRETTAMENTE IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE (MEF), attraverso le sue strutture (Ragioneria Generale dello Stato e Dipartimento del Tesoro).
Non è necessaria una gara a banche private per affidare un servizio che è parte integrante della sovranità statale. È tempo di investire nel nostro Ministero per dotarlo delle strutture e delle tecnologie necessarie a gestire la propria liquidità.
✍️ COSA PUOI FARE TU?
Ogni giorno conta! Unisciti a noi e invia subito una mail formale al Ministro Giorgetti e agli enti di controllo per sollecitare l’invio della disdetta entro e non oltre il 31 dicembre 2025.
Email: segreteria.ministro@mef.gov.it
caposegreteria.ministro@mef.gov.it
Pec: ufficiodigabinetto@pec.mef.gov.it
Ogni e-mail è un mattone per ricostruire la nostra sovranità finanziaria!
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Vaccino e autismo: cambia tutto di Massimo Mazzucco

Sono 3 semplici frasi, ma cambiano la storia delle vaccinazioni. La cambiano, perchè queste 3 frasi stanno scritte sul sito del CDC, il Center for Disease Control americano. https://www.cdc.gov/vaccine-safety/about/autism.html Eccole:
– L’affermazione “I vaccini non causano l’autismo” non è basata su prove dimostrabili, perchè vi sono delle ricerche che non escludono la possibilità che i vaccini per l’infanzia causino l’autismo.
– Le ricerche che suggeriscono una correlazione [fra vaccini e autismo] sono sempre state ignorate dalle autorità sanitarie.
– Il ministero della salute americano [HHS] ha intrapreso una valutazione ad ampio raggio sulle cause dell’autismo, compreso un’indagine su plausibili meccanismo biologici e potenziali correlazioni causali.
Sempre il sito del CDC spiega:
“Ai sensi del Data Quality Act (DQA), che impone alle agenzie federali di garantire la qualità, l’obiettività, l’utilità e l’integrità delle informazioni divulgate al pubblico, questa pagina web è stata aggiornata perché l’affermazione “I vaccini non causano l’autismo” non è un’affermazione basata sull’evidenza. Studi scientifici non hanno escluso la possibilità che i vaccini infantili contribuiscano allo sviluppo dell’autismo. Nonostante ciò, questa affermazione è stata storicamente diffusa dal CDC e da altre agenzie sanitarie federali all’interno dell’HHS per prevenire l’esitazione vaccinale. L’HHS ha avviato una valutazione completa delle cause dell’autismo, che include indagini su plausibili meccanismi biologici e potenziali nessi causali. Questa pagina web verrà aggiornata con i dati scientifici di riferimento derivanti dalla valutazione completa dell’HHS sulle cause dell’autismo, come richiesto dal DQA.”
In altre parole: Burioni di tutto il mondo, smettetela di dire che “è dimostrato che i vaccini non causano autismo”, perchè non è vero. E’ anzi, molto probabilmente, vero il contrario, e nel caso noi lo dimostreremo.
Semplice, no? Pensate: bastava cambiare il ministro della sanità, togliendo di mezzo il solito burattino messo lì da Big Pharma per metterci un indipendente, ed ecco che crolla in un istante tutta la scienzah su cui era costruita la menzogna della “sicurezza vaccinale” fino ad oggi.
Sic et simpliciter.
Massimo Mazzucco

Anamnesi storica di Raffaele de Crescenzo esponente di spicco del movimento “Forio é Tua”

Il partito degli astenuti ha vinto. Non ha eletto nessuno, eppure ha deciso tutto.
È un paradosso che pesa come una pietra: la maggioranza non vota più, non crede più, non spera più. E non è un gesto di pigrizia: è un urlo silenzioso. Un urlo che dice che la politica non riesce più a guardare la gente negli occhi, né a parlare la sua lingua, né tantomeno a farsi interprete delle sue paure, delle sue fatiche, dei suoi bisogni.

In Campania ha votato meno della metà degli aventi diritto.
È come osservare una casa che conosci da sempre e scoprirla improvvisamente vuota, con le finestre spalancate e il vento che entra. Quel vento è la disaffezione, la sfiducia, la sensazione che la democrazia stia marcendo perché nessuno la cura davvero.

Gli eletti per qualche ora fingeranno tristezza per la scarsa affluenza. Poi, come sempre, volteranno pagina, contando le preferenze e i futuri incarichi.
E nel frattempo la comunità si sgretola. Manca la voce, manca il filo che tiene insieme le persone. Le campagne elettorali si riducono a slogan stanchi, promesse impossibili, bonus immaginari e polemiche da bar. Nessun programma vero. Nessun progetto. Nessun coraggio.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un popolo che non si riconosce più in chi dovrebbe rappresentarlo. Una politica che non ascolta e non vede.
E quando la politica smette di essere interprete dei problemi reali, la democrazia entra in coma. Non per colpa di chi non vota, ma di chi ha smesso di meritarsi quel voto.

La verità è semplice e terribile: la gente non va più alle urne perché non sente più nessuno parlare davvero di lei.
Vede solo chiacchiere, risse mediatiche, promesse stantie, recite stanche.

E allora l’astensione diventa un gesto radicale, forse incosciente, ma tremendamente umano: «Non credo più a questo sistema. E non voglio essere complice».

È qui che la politica dovrebbe tornare a interrogarsi, a sporcarsi le mani, a farsi comunità, a farsi responsabilità.
Perché la democrazia, come ogni cosa viva, muore se non viene nutrita.
E la cura, oggi, si chiama ascolto. Si chiama verità.

di Raffaele de Crescenzo

La palestina lasciata sola a se stessa

Solo gli extraterrestri(sempre che esistono) potrebbero salvare il popolo palestinese ora che sappiamo con certezza che tutte le potenze imperialistiche remano contro x i loro visibili interessi.I movimenti sorti dal basso hanno dato forza e voce a quel popolo martoriato, ma senza interventi di nazioni che contano, Hainoi….saranno lasciati alla sopraffazione del criminoso stato israeliano.
🔴 Il semaforo verde di Russia e Cina al piano coloniale di Trump
Il popolo palestinese non ha amici in alto ma solo in basso
L’astensione di Russia e Cina nel Consiglio Generale dell’ONU sul piano Trump per la Palestina è densa di significato politico. L’astensione è la rinuncia a ogni potere di veto. La rinuncia al potere di veto significa che il piano coloniale americano avrà la copertura delle Nazioni Unite.
Un imperialismo USA che per due anni ha fatto scudo alla barbarie sionista anche col ricorso al proprio potere di veto in sede ONU ha ottenuto dagli imperialismi rivali non solo un sospirato lasciapassare ma la più alta copertura diplomatica. È ciò che Trump chiedeva. È ciò che Trump ha ottenuto.
La soluzione maschera un mercimonio negoziale tra interessi diversi.
La Cina non solo è un grande partner commerciale di Israele ma è impegnata nel negoziato globale con gli USA: sul piano commerciale, lungo la partita di scambio fra terre rare e dazi, e sul più ampio scenario degli equilibri mondiali, a partire dai mari dell’Asia. Il via libera di Pechino a Trump sarà messo sul piatto di questa bilancia negoziale.
La Russia, dal canto suo, non solo è il secondo partner politico dello Stato sionista dopo gli USA, ma punta a incassare le aperture di Trump nella partita ucraina e sul Mare Artico. Il semaforo verde al bonaparte di Washington chiede dunque contropartite su altri terreni.
Peraltro, sia l’imperialismo russo che l’imperialismo cinese sono interessati a buone relazioni con i regimi arabi, in particolare con le grandi monarchie del Golfo. E i regimi arabi avevano e hanno bisogno della copertura diplomatica ONU per imbarcarsi in una “forza internazionale di stabilizzazione” in Palestina a guida USA, con tutte le incognite e i rischi del caso, anche nel rapporto con le proprie opinioni pubbliche. Mosca e Pechino hanno garantito la copertura richiesta.
Ogni ipocrisia diplomatica si nutre naturalmente di tortuosità. Due giorni prima del clamoroso lasciapassare, la Russia aveva avanzato una propria proposta nel Consiglio di sicurezza che citava l’eterna bufala dei “due Stati per due popoli”. Lo scopo era quello di poter vantare l’inserimento successivo nella risoluzione ONU di un vaghissimo riferimento alla questione palestinese quale frutto della propria pressione. La verità è che le finzioni retoriche stanno a zero. Servono ai regimi arabi per mascherare la propria subordinazione all’imperialismo USA e al sionismo, così come servono a Russia e Cina per esibire benemerenze presso i regimi arabi. Ciò che conta materialmente è altro.
Il piano Trump può procedere con le spalle coperte, da una posizione più avanzata. Mentre lo Stato sionista prosegue la propria macelleria: a Gaza, ulteriormente smembrata dalle forze israeliane, dove continuano distruzione di case, deportazioni, fame; in Cisgiordania, dove prosegue l’azione terrorista di esercito e coloni contro i palestinesi.
Il genocidio, in altre forme, perdura. Il disarmo e la distruzione della resistenza palestinese restano l’obiettivo comune di Trump, dello Stato sionista, delle borghesie arabe, degli imperialismi europei. Quanto alla ANP , già da decenni sul libro paga di Israele, chiede solo di essere caricata a bordo dell’operazione con qualche patacca di riconoscimento formale, fosse pure a futura memoria.
Certo, non mancano le contraddizioni. Israele non vuole la presenza turca nella forza internazionale a guida americana che entrerà nella Striscia. I regimi arabi, Egitto e Giordania in testa, sono disponibili a fornire truppe di occupazione, ma vorrebbero prima che altri facessero il lavoro sporco di disarmare Hamas. I governi europei sono in prima fila per il business della ricostruzione ma non vorrebbero arrischiare truppe, offrendo in cambio l’addestramento all’estero di una futura polizia palestinese, magari attraverso i Carabinieri. Persino Trump, che pur si candida a presiedere il protettorato coloniale da lui stesso insediato, non vuole un coinvolgimento diretto di truppe statunitensi a Gaza, perché teme contraccolpi elettorali in caso di bare americane.
Insomma, tutte le forze dominanti vogliono incassare la propria parte del bottino finale del genocidio ma senza pagarne il prezzo. La pentola non trova il coperchio. Il copione è ancora in cerca di firma.
Ma in ogni caso emerge, tanto più oggi, una verità incontestabile: il popolo palestinese e la sua resistenza non hanno amici tra le potenze imperialiste vecchie e nuove, nella diplomazia truffaldina dell’ONU, presso i governi arabi, nelle cosiddette democrazie europee. I suoi possibili alleati stanno in basso, fra i popoli oppressi, nella classe lavoratrice, e innanzitutto in quella nuova generazione che in tutto il mondo si è mobilitata con la Palestina nel cuore.
Solo una rivoluzione cambia le cose. Vale per tutti. Vale a maggior ragione per il popolo palestinese e per le masse oppresse di tutto il Medio Oriente.

Massimo Scarpati campione di pesca subacquea illustra le Sue imprese e libri nella sala consiliare del comune di Forio d’Ischia

L’amministrazione di Forio d’Ischia mercoledì 19 ottoNessuna descrizione della foto disponibile.bre ,ha avuto l’onore e piacere di ospitare all’interno della sala consiliare del suo municipio, Massimo Scarpati. Il Campione mondiale  di pesca subacquea.  inizia  il percorso sportivo proprio  nella terra saracena diventato più tardi dopo aver smesso le competizioni,   “il  re del corallo”.  Forse, e non con la stesa  passione, ma tenacia per il mare  Scarpati lascia le  notevoli  profondità marine per abbracciarne altre, non meno insidiose e profonde per riportare alla luce il prezioso corallo. Con abnegazione totale Massimo é stato.5 volte campione italiano dal 1968 al  1973.Tre volte campione europeo a squadre dal 68 al 7o-70-74.vincitore del campionato europeo individuale in Irlanda nel 1974.Tre volte ha vinto il trofeo ” Mondo Sommerso Internazionale “Medaglia d’Oro” al valore atletico .E L’onoreficenza come cav. dello Sport  su proposta del presidente della repubblica italiana. Dopo le vicende agonistiche le energie di Scarpati vengono indirizzate all’immersione con autorespiratori ed é stato un dei primi  a utilizzare  le miscele di Elio per l’immersione delle profondità marine. . Il campione, conoscitore dei più ricchi fondali del corallo é stato il primo a utilizzare i robot per l’esplorazione e prelievo selettivo del corallo. In virtù della Sua esperienza lo straordinario conoscitore del mare é stato invitato in diversi convegni di medicina internazionale per “Lectio Magistralis”. Negli ultimi anni con un pizzico di nostalgia  Massimo Scarpati , si é dedicato alla scrittura stimolato dagli affetti della moglie Gina e nipoti di cui va fiero. Il ” Tempo di un’Apnea”-Il tempo del Corallo. E Mako sono i libri che Scarpati in modo naturale rimanda al Suo  di  mare che spietatamente prende e da. Durante le illustrazioni non potevano mancare le immagine che riportano il campione al vissuto con Roky e Salvatore. I foriani che hanno inizialmente stimolato e regalato parte delle loro esperienze a Scarpati. Ma sisà: che l’allievo supera  quasi sempre il maestro. D’altronde i subacquei foriani sapevano , anche se inconsciamente che per diventare un campione necessitano tante rinunce. E soprattutto abnegazione totale. L’evento ha visto partecipe un pubblico foriano dal palato raffinato: di terra e di mare di Lucia mannna

Focus/casamicciola Rinascera’! Ma come? Ma quando? Di Giuseppe mazzella

Ad oltre sette anni dal terremoto del 21 agosto 2017 ed a pochi giorni dal secondo anniversario della terribile alluvione del 26 novembre 2022,due catastrofi ambientali in 5 anni con il preavviso dell’alluvione del 10 novembre 2009 che portano un conto di 15 vite umane sacrificate e quindi dolore permanente nell’animo dei sopravvissuti e che rende secondario il bilancio materiale di 2mila edifici colpiti con strade, piazze,sistema economico e sociale completamente distrutto, casamicciola Non ha un “piano regolatore generale” (prg) in vigore ed in continua attuazione come impone l’ordinamento giuridico della Repubblica che affida al Comune, ente autarchico territoriale, il “governo del proprio territorio”. A meno che questo piccolo Comune con una Comunità di 8mila abitanti forse ridotti di fatto a 5mila per emigrazione forzosa Non sia fuori dallo “Stato di Diritto” della Repubblica Italiana “una ed indivisibile” questo è il punto centrale di ogni ragionamento logico.
I “disegni d’autore” dello studio dell’archistar Fuksas Non hanno valore di “pianificazione attuativa”. Utilizzare la denominazione di “piano strategico” per indicare 5 disegni d’autore è un chiaro espediente per giustificare una “pianificazione indicativa” che Non ha nessuna forma e nessuna forza di Legge.
Il primo – per dovere di carica pubblica – a rimarcare questo assioma avrebbe dovuto essere l’assessore all’urbanistica della Regione Campania, bruno discepolo, che é anche architetto e che dopo 5 anni di un lavoro di 35 urbanistici di varie discipline tecnico-giuridiche ha “sospeso” perfino la semplice “adozione” del “piano di ricostruzione dell’isola d’ischia per i comuni di casamicciola Terme, Forio e Lacco ameno” del luglio 2024 licenziato dalla giunta regionale. É noto che l’ “adozione” Non è “approvazione” che avviene come disciplinato per legge dopo un lungo iter di consultazione civile e soprattutto dopo la esatta individuazione dei rischi sismico ed idrogeologico prevalenti su scelte di possibili insediamenti abitative di persone umane. L’urbanizzazione di casamicciola riguarda quindi un territorio di poco meno o più di 2km2 sui 6 della sua estensione amministrativa così poco meno o più di 1km2 per le zone colpite dal sisma del 2017 per lacco ameno e Forio. Casamicciola é il cuore della “ricostruzione” perché completamente colpita da tre terribili eventi naturali in 15 anni mentre lacco ameno lo è parzialmente e Forio marginalmente tanto da essere per il suo vasto territorio l’area oggi in “espansione economica e sociale” dell’intera İsola d’ischia!
Basta leggere la prima delle 68 pagine delle “norme tecniche di attuazione” del piano di ricostruzione (pdri) per leggere la “codificazione dell’assurdo” perché il pdri sarebbe un piano di valore generale e completo per 3 comuni mentre gli altri 3 continuerebbe ad avere un regime di inedificabilita’ assoluto. L’isola d’ischia avrebbe due legislazione e due velocità di sviluppo pur avendo un sol sistema di crescita economica che dovrebbe portare invece alla “coesione” anche con una sola autorità di governo per 46km2!
Ed allora l’espediente del “piano strategico” dell’archistar – senza alcuna elementare discussione ed approvazione in consiglio comunale ma con una sola “approvazione” in giunta – nella superficialità giuridica lo si applica “parzialmente” con atti monocratici chiamati “ordinanze” del commissario di governo legnini e del sindaco giosy Ferrandino negli interventi di “demolizione” di edifici pubblici e privati senza indicare dove, come è quando sarà avviata la “ricostruzione” per la “rinascita” di scuole, auditorium, centri sociali e culturali, attività economiche ed industriali!
Ad oltre 7 anni dal terremoto si demoliscono alcuni edifici in piazza majo ed il capricho de calise in piazza marina ma non si rende noto dove, come è quando, rinascera ‘ la nuova casamicciola con i servizi al cittadino che è la cosa più importante e come rinascera il sistema economico dell’ antico termalismo e come saranno recuperati 26 edifici storici vincolati dalla legge n. 1089/39 codificati in un elenco della Soprintendenza ai beni ambientali del 1988!
Nel caso del recupero del complesso del pio monte della misericordia – 30mila mq2 e 50mila mc in area a mitigazione sismica – siano ancora al protocollo di intesa del luglio 2023 tra enti pubblici (é noto che i protocolli di intesa non hanno validità giuridica ma sono solo l’avvio di un percorso realizzativo) mentre l’ente pio monte non ha ancora ritirato da 2 anni il suo “permesso a costruire” rilasciato dal comune dopo 10 anni approvando il progetto alberghiero pluristellato dell’arch. Massimo pica ciamarra!
Siamo in un inqualificabile caos amministrativo e politico mentre la popolazione soffre enormi disagi sociale e vede poche speranze per il presente ed il domani. G. M.
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Lucia Manna

Forio, la mensa che non c’è e gli sprechi di Natale!!! di Vito Iacono

Non è solo una strana coincidenza la circostanza che all’albo pretorio del Comune di Forio vengono pubblicati, uno dopo l’altro, l’ennesimo fallimento della mensa scolastica e lo stanziamento di oltre 100.000 € per la realizzazione del progetto “Alice nel Paese delle meraviglie”.
Il problema non sono le pessime scelte amministrative, ma un Paese che non riesce a recuperare il valore della indignazione ed il senso della vergogna!
Quasi un milione e mezzo di euro sprecati in poche serate di bagordi ed i nostri piccoli studenti, senza mensa, con l’ipotesi, per adesso solo l’ipotesi, di scuola bus a pagamento, senza palestre e con le strade che si allagano.
Veramente la gente di Forio preferisce vivere, a carissimo prezzo, per qualche giorno la favola di “Alice nel Paese delle Meraviglie” alla possibilità ed alla opportunità di costruire, insieme, un Paese reale, meraviglioso, dove vengono riconosciuti i diritti, almeno ai nostri giovani studenti???
Chiedetevi quanto sarebbe costata l’implementazione della gestione diretta del servizio mensa, dello scuolabus, allestire una tendostruttura, fare opportuna e necessaria manutenzione per favorire un adeguato smaltimento delle acque.
Credetemi, molto meno di 1.500.000,00 €!!!
Il resto sono solo chiacchiere di tifosi interessati o silenzi di una popolazione che si sente minacciata!
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Antonio Pezzella, Maria Morgera e altri 15

Il sogno americano vincente di Trump frena quello europeo di Salvatore Paolo Pazzi

E’ stata una vittoria netta ed è la prima volta che un presidente americano s’impone al secondo mandato non consecutivo con margini oltre ogni previsione. Di brogli non si parla più ed ora il miliardario Donald può rilassarsi con la sua famiglia allargata, ammorbidendo i toni

Si tratta del presidente (il 47°) più anziano al momento della sua elezione, ma quello che conta il sogno di grandezza che ha tramesso, non abbandonando toni messianici (“Dio mi ha risparmiato per un motivo”…),  accolto dai ceti proletari, immigrati compresi, toccati dall’inflazione, nonostante un’economia in salute anche grazie all’industria bellica.

Meno tasse (specie per i ricchi), meno immigrati, rifiuto del cambiamento climatico, dazi sulle importazioni (anche dall’Europa) e armi per tutti sono il must di un mantra che strizza entrambi gli occhi al mondo no vax. Poi c’è la promessa di portare la pace, non si sa come e a che prezzo, per chi si dovrebbe solo arrendere e abbandonare le sue legittime istanze di libertà.  Le discusse traversie giudiziarie e l’assalto a Capitol Hill (2021) sono episodi ormai del passato.

In politica estera, alla possibile riduzione dell’impegno verso l’Ucraina e alla totale  mano libera al governo di Benjamin Netanyahu, si aggiungono gli effetti di un iperprotezionismo attuato con pesanti dazi sull’import dalla Cina e quello contro l’UE, lasciando spazio a contatti diretti con singole realtà nazionali dove si ritiene saranno privilegiati quelli con governi sovranisti.

La possibile inversione di rotta americana nell’aiuto a Kiev, la politica dei dazi potrebbe dare una mazzata ai partner del vecchio continente e il filo diretto con i governi sovranisti premierà i rapporti bilaterali a spese di quelli comunitari con il plauso dell’internazionale dei patrioti.

Per i democratici americani si tratta di una cocente sconfitta. A risultato acquisito c’è chi fra i dem ha rimpianto l’anziano Joe Biden più vicino  alla dimensione popolare del partito rispetto a una Kamala Harris vista  troppo come espressione del mondo radicale californiano. Un contrasto che non è stato recepito da quelle donne, su cui tanto i dem puntavano, in un paese in cui in diversi stati non è facile abortire.

 In ogni caso il ritorno del tycoon solleva forti preoccupazioni e alcuni arrivano a ventilare il rischio  di un America sempre più vicina  alla confraternita di autocrazie sempre più potenti e influenti nel mondo.

“L’America è sull’orlo di un precipizio autoritario. La democrazia ha delle regole e l’autocrate non ne vuole  limitandosi ad un  Ci penso io, (che riprende il  ghe pensi mi del nostro  Silvio nazionale).  Trump non vuole regole per questo ama tanto gli autocrati, affiancato da sovranisti, suprematisti, mormoni con il supporto di miliardari geniali, libertari estremi (Elon Musk e non solo) che s’impongono come una élite che sa come si vive e comandare facendo sognare (pagando meno tasse)” è il pensiero  di Anselma dell’Olio (moglie di Giuliano Ferrara). Il suo è un commento  critico e particolarmente  eloquente,  ricorda come negli Usa il presidente abbia grandi poteri, confidando in quei limiti auspicati dai padri costituenti.

Consenso popolare

Con Trump si ritrovano suprematisti, mormoni, destre estreme ma insieme a questi compagni di viaggio scomodi si sono ritrovati oltre 72 milioni di cittadini che hanno votato per il tycoon con entusiasmo,  rispetto ai 67.224.159 che hanno scelto il blu del democratic party.  Il risultato finale è 292 a 226 grandi elettori per Trump, superando ampiamente la quota vittoria posta a 270.  Un dato che segnala l’inequivocabile sconfitta della Harris che, non a caso, si è presentata per commentare l’inattesa debacle dopo molte ore dai risultati: “noi accettiamo i risultati quando perdiamo un’elezione e riconosciamo la vittoria dell’avversario. Un fatto che distingue la democrazia dalla tirannia. Per questo non ci arrenderemo”.  Un’affermazione in polemica con il rifiuto di Trump di accettare la sconfitta del 2020, spingendo quella protesta che culminò nell’assalto del Campidoglio del 6 gennaio 2021 mentre era in corso l’insediamento di Joe Biden.                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Tutto questo in una fase che vede gli Usa di Biden avere risultati economici eccellenti penalizzati dal fatto di non essere riusciti a mettere argine a un inflazione  che ha toccato e pesato particolarmente sui ceti popolari. E l’ambiente?: i fondi profusi da Biden per le svolte ecologiche del futuro sono per Trump  un fatto marginale, in nome del suo rinnegare il riscaldamento globale e del lasciare mano libera alle imprese a partire da quella del petrolio , con la promessa di meno tasse.  Business is business.  Gli effetti si sono visti  nelle immediate reazioni di borsa con l’exploit  dai titoli della Tesla di Musk, mentre le quotazioni delle imprese europee e cinesi automobilistiche sono tutte in forte ribasso.

Il quadro che emerge è quello di un  un paese isolazionista , poco interessato all’Europa come realtà comunitaria e alla Nato, che privilegia , da posizione di forza,  rapporti con i singoli stati.  Una prospettiva che, in questa Europa indebolita, è facile ritenere che possa aumentare  la conflittualità tra stati sempre meno ”comunitari”. Mentre per l’Ucraina la pace potrebbe significare una normalizzazione in stile Bielorusso mentre delle aspirazioni di indipendenza dei popoli pazienza se ne facciano una ragione.

In Italia questo è stato il commento di Elly Schlein:  “Brutta notizia per l’Ue e l’Italia  e per le sue politiche economiche per gli effetti del protezionismo che subiranno imprese e lavoratori in Europa e in Italia”. 

Fallimenti in Libano, Ucraina e Mar Rosso: l’azzardo non durerà dal bol di giorgio bianchi

Di Alessandro Orsini
Giorgia Meloni deve decidere se lasciare i soldati italiani in Libano o riportarli a casa. Dalla documentazione emersa finora, la situazione sembra essere questa. Guido Crosetto, consapevole che i soldati italiani potrebbero essere uccisi, vorrebbe riportarli a casa, ma dichiara il contrario nell’attesa che giunga il momento propizio per prendere la decisione.
Crosetto teme l’uccisione dei soldati italiani poiché un evento così tragico esporrebbe il governo Meloni a tre conseguenze deleterie. La prima è la crisi dei rapporti tra Italia e Israele: una crisi che il governo “sovranista” di Meloni non può permettersi giacché ogni sua crisi con Israele sarebbe una crisi con la Casa Bianca. Una vera crisi tra Meloni e Netanyahu dimostrerebbe che il sovranismo di Meloni non esiste. La seconda conseguenza è che l’uccisione dei soldati italiani metterebbe in discussione la capacità di Meloni, agli occhi dei suoi stessi elettori, di districarsi con abilità nelle crisi internazionali per difendere gli interessi nazionali dell’Italia. La terza conseguenza è che la morte dei soldati italiani si ripercuoterebbe sulle manifestazioni di piazza. Matteo Piantedosi ha dimostrato di essere un ministro dell’Interno con una discreta vocazione autoritaria. I suoi divieti agli studenti contro la libera manifestazione del pensiero esaspererebbero il clima interno in una spirale che Crosetto vorrebbe evitare, tanto più che in Ucraina tutto sta precipitando sotto i colpi della Russia in Donbass con l’avventura di Kursk che offre risultati disastrosi.
La storia degli scontri di piazza dimostra che le guerre hanno un grande potenziale di mobilitazione. La combinazione di un ministro dell’Interno autoritario e una piazza in fibrillazione è una miscela esplosiva, soprattutto con uno sterminio in pieno svolgimento: un’esperienza con cui i giovani italiani si confrontano per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Meloni è un’alleata strettissima di Netanyahu, a cui concede il proprio appoggio tutte le volte che assume decisioni formali su Gaza all’Onu, Strasburgo e Palazzo Chigi. Meloni non ha mai condannato il bombardamento di Netanyahu a Gaza. Si è limitata a criticare, tenuemente, il numero eccessivo di vittime civili, che è cosa assai diversa da una condanna. Non ha mai espresso solidarietà al popolo palestinese. L’affermazione più ardita di Meloni, pronunciata davanti a 41.000 morti palestinesi, è stata: “Netanyahu non deve cadere nella trappola di Hamas”. È un consiglio, mica una condanna. Il governo Meloni è il terzo esportatore di armi verso Israele. È possibile che l’ordine pubblico rimanga sotto controllo.
Quando si parla di sicurezza, la previsione del rischio è una questione di probabilità dentro un gioco politico d’azzardo. Il governo Meloni può azzardare. Tuttavia, le probabilità che tutto gli vada bene si riducono all’aumentare delle crisi che espongono l’Italia a nuovi rischi in un contesto in cui tutto è destinato a peggiorare. La missione Unifil è fallita in Libano; la missione della Nato è fallita in Ucraina; la missione italiana è fallita nel Mar Rosso (dove gli Houthi sparano come sempre). Si tratta di capire per quanto tempo Meloni riuscirà a tenere tutti questi fallimenti lontani dall’Italia.
Biden le ha chiesto di inviare alcune centinaia di carabinieri a Gerico per addestrare la polizia dell’Autorità nazionale palestinese. Sembra incredibile. L’Occidente aveva presentato un piano per ricostruire l’Ucraina mentre veniva distrutta dalla Russia. Oggi propone un piano per migliorare la sicurezza dei palestinesi mentre vengono sterminati da Israele. Nel primo caso, serviva un piano per fermare la guerra. Nel secondo caso, serve un piano per fermare un genocidio. Quale vignetta potrebbe esprimere un simile delirio?
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Guerra e pace

“ Si vis pacem, para bellum”, ossia se vuoi la pace prepara la guerra sostenevano i latini. israeli - palestinian flag mural on wall - israel palestine conflict - guerra palestina foto e immagini stockFino ad oggi l’ assioma viene contemplato e messo in atto assumendolo nell’assunto di “guerra necessaria” per la stabilità e sicurezza del paese in questione . Ormai anche il più sprovveduto non crede alle necessità belligeranti falsamente espresse comprendendo a pieno che le guerre sono sempre provocate dagli stati per fattori economici  richiedendo in pieno la vendita delle armi. E che rimane con le case farmaceutiche il più grosso business mondiale. Quindi chi le promuove anzichè avere come priorità   il benessere dei cittadini servendone i loro interessi proteggendo  la loro sicurezza, spronano e mettono in atto il confliggere. Nonostante che negli ultimi decenni dal 2010) la Commissione sulla sicurezza umana ha riconosciuto le gravi carenze dello Stato e le sue responsabilità nelle minacce per la sicurezza della gente comune, oggi nel 20024 sono in atto guerre di sterminio. Guerre che  soprattutto nel nido di Cristo si possono ben inserire con il termine” genocidio”. Come uscirne ? La centralità per far fronte ed evitare che le guerre accadano e che si susseguono sta nell’empowerment .Ossia in quel processo sociale in cui i cittadini acquisiscono una maggiore consapevolezza .E partecipazione. L’accrescimento di potere e miglioramento deve partire dal basso sottraendolo in  gran parte ai poteri costituiti. Poteri per niente, e  che a tutt’oggi, hanno garantito pace e sicurezza nel mondo. L’unica strada per uscire dal vicolo cieco delle guerre in cui si trova la società odierna e che le persone credano nelle loro  reciproche capacità lavorando insieme per farle emergere. La pandemia estesa dal virus Covid19 in tutto il mondo è stata una spinta propulsiva per far lievitare una maggiore consapevolezza nelle masse: entropia. Un vero toccasana . La pandemia bisogna vederla come un prodigio : “il veleno che si trasforma in medicina “ aprendo le coscienze assopite essendo tutti interconnessi la felicità e la sicurezza saranno garantite. La pace dovrebbe iniziare come si sa dalla famiglia ch’ è:” Un insieme di minuscolo stato dove il padre è sovrano e la madre è regina” Nella gran parte dei nuclei familiari la pace viene sempre a mancare e il conflitto in seno ad essa talvolta è permanente. E in alcuni casi anche chi come Noi predica la pace confligge con qualche parente, ma quel conflitto si avvicina molto e per noi solo in queti casi al motto latino:” se vis pacem , para bellum”.Ci0’ potrebbe valere se il tuo germano o parente non abbia dei seri disturbi di personalità. Se per esempio ti scontri volutamente con un parente narcisista manipolatore devi solo scappare. Sono irriducibili al colloquio , punitivi apparendo agli occhi degli amici e nella società in cui vivono come persone esemplari. Conclusione : non vis e non pacem con questi individui parenti o meno. Bisogna solo fuggire e pregare per loro..lucia manna