CONTINUA LA PENETRAZIONE DEGLI EBREI NEI TERRITORI PALESTINESI E, COME SEMPRE, CON L’ APPROVAZIONE DEGLI AMERICANI !

CONTINUA LA PENETRAZIONE DEGLI EBREI NEI TERRITORI PALESTINESI E, COME SEMPRE, CON L’ APPROVAZIONE DEGLI AMERICANI !di ciro ridolfini
Il tutto cominciò nel 1898, quando nacque il movimento cosiddetto Sionistico Internazionale, con sede a Ginevra che ebbe come fondatore Teodoro Herzl. Lo scopo fondamentale di questo movimento, in realtà era quello di far rimpatriare in Palestina, ossia la terra promessa, la maggior parte degli ebrei dispersi in ogni angolo della terra. Per tal movimento basterà essere di religione ebraica per far parte dello Stato Israeliano. In quel periodo, la terra promessa era dominata dagli Ottomani e questa popolazione viveva prevalentemente di agricoltura. Inizia la prima Guerra Mondiale, gli Inglesi schiacciano il povero Impero Ottomano e nel 1923 prendono il comando anche della Palestina.Dopo la prima Guerra Mondiale e mentre il mondo si accinge ad iniziare la seconda, alcuni Ebrei iniziano il loro viaggio verso la Palestina, un viaggio pacifico dove inizialmente sono ben accolti dai Palestinesi.
Con il dominio Inglese, il movimento Sionista crebbe a dismisura grazie anche all’appoggio degli stessi inglesi che non posero un limite ai flussi migratori attraverso la dichiarazione di Balfour, secondo cui tutti gli Ebrei avevano il diritto di costituire un “focolare” nazionale Ebraico.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Il flusso migratorio ebraico si allarga a dismisura e diventa insopportabile per i Palestinesi. Visto ciò, nel 1947 l’Onu (l’organizzazione delle nazioni unite) decide di dividere la Palestina in due zone; una parte Israeliana e una zona Araba. Ovviamente i Palestinesi non accettano ciò e iniziano così i primi conflitti. A partire dal 1948 viene fondato lo Stato d’Israele e con esso sorge una guerra a tutti gli effetti tra lo Stato che sta per sorgere e quello della Lega Araba.
Lo Stato di Israele è ancora agli albori, ma risulta già molto ricco e fornito di armi in confronto alla Palestina. Nel 1949, mediante l’Onu, terminano le prime risse, nonostante Israele avesse già conquistato il 70% dell’intera Palestina.
Purtroppo però nel 1956 ricominciano le ostilità, ma in questo caso tra l’Egitto e Israele. In questa occasione è la guerra del Kippur . La vittoria anche in questo caso è degli Israeliani e anche in questa terribile situazione è l’Onu a porre fine a tale conflitto.
Nel 1964 nasce l’OLP che viene riconosciuta come “ente” rappresentante del popolo Palestinese.Nel 1988 l’OLP riconosce lo stato d’Israele, ma proclama unilateralmente lo Stato Indipendente di Palestina. Israele schiera carri armati, i Palestinesi, non avendo armi sufficientemente tecnologiche iniziano a pianificare atti terroristici su larga scala.
Nel 1993, l’Onu, attraverso la ” risoluzione 242 ” obbliga Israele a restituire e a ritirarsi da tutti i territori Palestinesi occupati , ma Israele non si ritira.Sempre nel 1993, attraverso gli accordi di Oslo, viene stabilita una data per la ” risoluzione 242 ” : Tutti i territori occupati dovranno essere restituiti entro 5 anni.
Ad oggi, la risoluzione 242 è scaduta e più del 50% dei territori indicati nella risoluzione Onu sono ancora occupati da Israele.
Israele oggi, conta un PIL di 150 mila miliardi di dollari, la Palestina conta un PIL di 2400 milioni di dollari.
All’Onu, si discute un importante progetto che prevede il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite della Palestina come stato ” Osservatore ” che comporterebbe non il riconoscimento dello Stato Palestinese vero e proprio ma alcuni vantaggi come la partecipazione al programma alimentare comune e a quello della sanità.Nonostante gli sforzi dell’Onu, il mondo è spaccato dalla questione Palestinese e mentre Germania e Inghilterra annunciano il veto sulla proposta della Palestina come Stato Osservatore, i Palestinesi accusano Abu Mazen ( il loro portavoce ) di essere troppo moderato, mentre gli Israeliani minacciano di recidere dagli accordi di Oslo nel caso la situazione non trovasse soluzione al più presto.
Quella d’ Israele è una erosione costante della Palestina . A conclusione della prima guerra arabo-israeliana, l’area occupata dagli israeliani si espande ulteriormente, passando dal 56 per cento dei territori della Palestina mandataria, assegnati dalla raccomandazione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al 78 per cento, includendo fra l’altro l’intera Galilea e buona parte di Gerusalemmme. Infine, a conclusione della guerra dei sei giorni, nel 1967, come è noto, Israele si impadronisce anche del restante 22 per cento, si annette illegalmente Gerusalemme-est e impone un duro regime di occupazione militare agli oltre due milioni di abitanti della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Il tutto accompagnato dalla sistematica espropriazione delle terre, dalla demolizione di migliaia di case palestinesi, dalla cancellazione di interi villaggi, dall’intrusione di imponenti strutture urbane nell’area di Gerusalemme araba, oltre che in quella di Nazaret. Ma, fra tutte, è la vicenda degli insediamenti coloniali nei territori occupati della striscia di Gaza e della Cisgiordania a fornire la prova più persuasiva del buon fondamento dell’interpretazione «colonialista». Come spiegare altrimenti il fatto che, dopo aver conquistato il 78 per cento del territorio della Palestina, dopo aver annesso Gerusalemme-est ed avervi insediato non meno di 180 mila cittadini ebrei, lo Stato di Israele si è impegnato in una progressiva colonizzazione anche di quell’esiguo 22 per cento rimasto ai palestinesi, e già sotto occupazione militare? Come è noto, a partire dal 1968, per iniziativa dei governi sia laburisti che di destra, Israele ha confiscato circa il 52% del territorio della Cisgiordania e vi ha insediato oltre 200 colonie, mentre nella popolatissima e poverissima striscia di Gaza ha confiscato il 32 per cento del territorio.#Palestinalibera. Libertà per il popolo palestinese oppresso dall’occupazione sionista. Oggi giornata dell’Onu dedicata al popolo palestinese. Iniziativa a Napoli, Castel dell’Ovo.In ricordo dell’iniziativa del 2015 di Ciro Ridolfini