Diverse cronologie di crolli sistemici

 
Diverse cronologie di crolli sistemici
Il fatto che il capitalismo privato occidentale stia crollando dopo la fine del socialismo statale di marca sovietica e cinese dovrebbe farci riflettere.
Si potrebbe infatti pensare che avrebbe dovuto essere il contrario, cioè là dove domina la politica (per quanto autoritaria sia) sull’economia, maggiore dovrebbe essere la resilienza alla propria implosione.
Invece così non è stato. In Cina la fine del maoismo (1976) ha innescato un processo mercantilistico che ha prodotto risultati impressionanti a livello mondiale. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di mezzo secolo un Paese agricolo e, secondo i parametri occidentali, sottosviluppato, sarebbe potuto diventare la prima economia industrializzata del pianeta. Oggi il socialismo mercantile sembra che stia diventando un modello di sviluppo per l’intero Sud globale, intenzionato a uscire definitivamente dalle secche del globalismo neoliberista dell’occidente collettivo.
Quanto alla Russia, la svolta è avvenuta con Gorbaciov nel 1985, tradita da quello sciagurato anticomunista di Eltsin, e recuperata in corner dal pragmatico Putin, che, pur essendo lontano da qualunque ideologia socialista, ha saputo impedire al capitalismo privato degli oligarchi di disintegrare la Federazione Russa. E, nel fare questo, ha ripreso un certo nazionalismo a sfondo religioso e una vaga tradizione slavofila euroasiatica, che rimanda inevitabilmente al passato zarista.
In ogni caso nessuno dei due Paesi ha fatto pagare ad altri Paesi le conseguenze del fallimento della propria costruzione ideo-politica (prevalentemente focalizzata sull’industria pesante da parte della Russia, e sulle comuni agricole da parte della Cina).
Sì, ma perché il capitalismo occidentale sta iniziando a crollare solo adesso? Davvero un sistema dove l’economia domina la politica è più forte di un sistema dove esiste l’opposto? Davvero l’interesse materiale conta di più dell’ideologia politica?
Stalin e Mao avevano un potere immenso sul piano politico, che però non fu sufficiente per arginare la crescente crisi economica, che dopo la loro morte si palesò in tutta la sua drammaticità.
Oggi il progressivo declino dell’economia occidentale non riesce a essere scongiurato da nessuna dirigenza politica. Infatti gli statisti occidentali sono tutti delle mezze figure, marionette manovrate da poteri occulti, industriali e finanziari, che agiscono dietro le quinte. Questi poteri, piuttosto che arrendersi all’evidenza, stanno pensando di sostituire la democrazia formale con la dittatura reale del capitale. E la vogliono far pagare al mondo intero.
Non possono assolutamente sopportare l’idea che due potenze come la Cina (forte economicamente) e la Russia (forte militarmente) stiano convincendo il Sud globale a emanciparsi dal neocolonialismo occidentale sui piani economico-finanziario e militare, dopo averlo fatto su quello politico negli anni ’60 e ’70.
Perché è di questo che, in definitiva, bisogna parlare. Il capitalismo occidentale sta crollando perché non può sopportare una liberazione integrale di chi l’ha abituato da mezzo millennio a vivere di rendita, permettendogli di sfruttare risorse umane e naturali altrui.
La Russia e la Cina non hanno mai potuto farlo. L’autoritarismo era tutto interno alle loro nazioni. Il crollo non avrebbe avuto alcun motivo di scatenare una terza guerra mondiale. Anzi oggi son proprio queste due nazioni, ampiamente meritevoli per aver saputo fare i conti coi propri limiti strutturali, che possono impedire all’occidente di comportarsi in maniera irrazionale.di Mikos Tarsis